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Torna alla home page... Data Odierna: 29 Marzo 2024   
DALLA GREEN ALLA BLUE ECONOMY: TEORIE INNOVATIVE E PRATICHE AZIENDALI PER UN’ECONOMIA SOSTENIBILE

di Sandro Giuliari
Articolo segnalato al concorso "Scrivi un articolo tratto dalla tua tesi"
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Titolo tesi: “Dalla Green alla Blue Economy: teorie innovative e pratiche aziendali per un’economia sostenibile”
Materia: Economia e Gestione delle Imprese
Relatore: Angelo Bonfanti
Tipo di laurea: Laurea Triennale in Economia Aziendale
Data si laurea: 07/04/2016
Votazione di laurea: 93/110
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“Non si può risolvere un problema
con la stessa mentalità che l’ha generato”
Albert Einstein

Dalla Green alla Blue Economy: teorie innovative e pratiche aziendali per un’economia sostenibile
I cambiamenti climatici e le problematiche ambientali sono sotto gli occhi di tutti, e anche se ancora non è del tutto chiaro quali e quanti rischi comporteranno, di certo il confronto con essi è una delle principali sfide di questa e delle future generazioni. E l’economia cosa c’entra con tutto ciò? Che ruolo può giocare?

Ebbene, il rapporto tra economia e ambiente è una questione dibattuta da molti anni che al giorno d’oggi necessita urgentemente di arrivare a una soluzione.

Da un lato la dominante teoria neoclassica della crescita illimitata, che ignora gli impatti ambientali ritenendo il capitale naturale sostituibile da quello artificiale grazie al progresso tecnologico, è un’idea che mostra falle sempre più evidenti; dall’altro le numerose conferenze internazionali che si sono susseguite fin dagli anni ’70 hanno cercato di proporre nuovi approcci, riassunti nel termine “sviluppo sostenibile”, ma non hanno ancora avuto una incisiva efficacia pratica.

Lo sviluppo sostenibile, definito come lo sviluppo che consente il soddisfacimento dei bisogni attuali senza compromettere quello delle generazioni future, è un approccio che affianca all’obiettivo della sostenibilità economica anche quello della sostenibilità ambientale e sociale imponendo quindi un profondo cambio del paradigma economico di cui anche premi Nobel per l’economia, come Paul Krugman, hanno sottolineato più volte la necessità.

La crescente sensibilità ambientale dei consumatori, affiancata a interventi dell’amministrazione pubblica come sussidi, incentivi e normative stringenti in tema di ambiente, hanno fatto sì che negli ultimi 15/20 anni si sia assistito alla progressiva diffusione del modello di business della Green Economy, che si richiama ai principi dello sviluppo sostenibile.

Tale modello, definito dall’Unep, agenzia delle Nazioni Unite operante nell’ambito della tutela ambientale, come in grado di migliorare il benessere e l’equità sociale conseguendo in contemporanea una riduzione dei danni ambientali, si è diffuso costantemente negli ultimi anni, offrendo alle aziende, che hanno investito in tale direzione, una valida via d’uscita dalla crisi del 2008. Ciò, nel caso italiano, è testimoniato dal Rapporto Greenitaly 2015 che mostra come i risultati ottenuti dalle imprese che investono nella Green Economy siano migliori rispetto alle altre in termini di innovazione, fatturato e crescita del numero di occupati.

La Green Economy ha dunque evidenziato come sia possibile conciliare la necessità di profitto delle attività economiche con la riduzione degli impatti ambientali delle stesse, ma allo stesso tempo ha avuto un’efficacia limitata in termini ambientali generali; questo perché da un lato molte aziende l’hanno adottata solo di facciata, costruendosi un’immagine “green” da sfruttare come leva comunicativa del marketing mix, dall’altro la riduzione degli impatti è stata compensata dal parallelo aumento dei volumi complessivi legato alla crescita demografica e di benessere dei paesi emergenti.

Dati i limiti della Green Economy, sono via via emersi nuovi approcci al problema del rapporto tra economia e ambiente che prospettano cambiamenti più radicali. Tra questi la Blue Economy dell’economista belga Gunter Pauli è senz’altro uno dei più promettenti. Tale modello nasce dalla volontà non solo di ribaltare il paradigma dell’economia tradizionale ma di ideare un sistema economico a rifiuti ed emissioni zero che crei posti di lavoro, contribuisca al capitale sociale e non comporti costi più elevati. Questo modello prende spunto da varie teorie legate allo sviluppo sostenibile di cui di fatto rappresenta una sintesi: l’idea dell’economia circolare, opposta all’economia lineare del prendi-produci-usa-getta, che mira a preservare ed accrescere il capitale naturale attraverso una riprogettazione dei prodotti e dei processi, ottimizzando le risorse e rendendole recuperabili alla fine del ciclo in un processo “dalla culla alla culla”; la visione ecosistemica, che non si concentra su una singola attività ma coglie le possibili interazioni tra attività diverse che a partire dalle risorse locali possono dar vita a “ecosistemi” produttivi efficienti; la biomimetica, che imitando la natura e i suoi processi biologici, ha l’ambizione di poter fornire soluzioni per quasi l’intero arco delle attività umane e che trova la sua applicazione più nota nella creazione del velcro, ideato a partire dall’osservazione dei semi di bardana.

Se citate così in ordine sparso queste teorie possono apparire utopiche o quantomeno difficilmente realizzabili; esse però assumono una connotazione molto pratica nei numerosi esempi che Pauli e la sua Fondazione hanno riscontrato e diffuso in tutto il mondo. Anche l’Italia ha visto concretizzarsi i principi della Blue Economy in più contesti. L’approccio ecosistemico e l’obiettivo di azzeramento degli scarti sono quelli applicati dalla start-up agricola Funghi Espresso che coltiva funghi sui fondi di caffè realizzando proprio una delle proposte descritte da Pauli. Tale start-up, nata a Capannori nel 2013, vanta diversi riconoscimenti, tra cui la selezione come una delle 25 start-up agricole più innovative in Italia da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, e attualmente progetta di trasferirsi in una città più grande come Firenze per ampliare il mercato di sbocco e allo stesso tempo poter reperire più facilmente i fondi di caffè dei bar, ossia la principale materia prima del substrato che utilizza per coltivare i funghi.

In ottica di economia circolare ed azzeramento degli scarti risulta interessante il caso di Contarina S.p.A., una società a partecipazione pubblica che si occupa della gestione dei rifiuti per 50 comuni del trevigiano, tra cui Treviso stessa, e che ha raggiunto importanti risultati in termini di raccolta differenziata (85%, il doppio rispetto alla media nazionale) e di riduzione del rifiuto secco non riciclabile (55 kg per abitante all’anno a fronte di una media nazionale di 281 kg), grazie alla raccolta porta a porta e al sistema di tariffazione puntuale. Ciò ha consentito non solo di dare a molti materiali una seconda vita, ma ha anche avuto un impatto positivo sulla tariffa dei rifiuti a carico dei cittadini, che risulta inferiore di quasi il 30% rispetto alla media italiana.

Infine l’esempio più rilevante per l’approccio ecosistemico e dell’economia circolare è quello di Novamont S.p.A. un’azienda leader a livello internazionale nella produzione di bioplastiche, che abbraccia in toto i principi della Blue Economy; essi trovano una massima realizzazione nella bioraffineria realizzata a Porto Torres, riconvertendo uno stabilimento petrolchimico abbandonato in uno che trasforma in bioplastica le materie prime derivanti dall’agricoltura locale, dando così nuovo slancio a un settore agricolo in difficoltà, creando posti di lavoro, il tutto senza causare nuovo consumo di suolo.

Questi virtuosi esempi applicativi del modello della Blue Economy sono senz’altro incoraggianti e tracciano una strada che sempre più imprese potrebbero essere interessate ad intraprendere; ad essi si affiancano anche una serie di provvedimenti a livello internazionale (COP 21), europeo (Pacchetto per l’economia circolare) e italiano (Collegato ambientale) che spingono in questa direzione, dando al sistema economico la concreta possibilità di compiere importanti passi avanti nell’ancora lungo percorso verso uno sviluppo sostenibile che riguardi l’intera economia.