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IL RUOLO DELLA FIDUCIA NELLA SCELTA DI INVESTIRE IN TITOLI RISCHIOSI

di Chiara Sola

Articolo segnalato nell’edizione 2018 del concorso "Scrivi un articolo tratto dalla tua tesi"
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Titolo tesi: Il ruolo della fiducia nella scelta di investire in titoli rischiosi
Materia: Econometria
Relatore: Prof. Alessandro Bucciol
Corso di Laurea Triennale: Economia e Commercio (presso la sede di Vicenza)
Data di laurea: 12 Settembre 2017
Votazione finale: 110/110 e lode

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In quale maniera le persone decidono come investire i propri risparmi? Quali sono i fattori che influenzano tale scelta? A tali domande non è certo facile dare una risposta. Esistono svariate tipologie di prodotti finanziari, che offrono diversi livelli di remunerazione a seconda del rischio che si intende correre. La teoria economica più classica in tema di scelte di portafoglio, sulle orme della nota teoria di Harry Markowitz del 1952, afferma che è possibile costruire un portafoglio efficiente combinando in maniera opportuna una serie di titoli, in modo tale da minimizzare il rischio e massimizzare il rendimento attesi. Tale teoria, pur se valida, non considera tutti i fattori che influenzano effettivamente le scelte di portafoglio delle famiglie: ci sono una serie di variabili, aspetti ed obiettivi che, congiuntamente a rendimento e rischio, devono essere valutati con attenzione per studiare in maniera quanto più possibile completa le scelte di investimento, soprattutto quelle relative all'acquisto di assets rischiosi.

Esperienze, livello di istruzione, età, aspettative, sono solamente alcuni dei tanti elementi da esaminare nell'analisi delle scelte di investimento.

L'informazione è incompleta, la cultura finanziaria non è molto diffusa, la capacità di decidere in maniera razionale è sostanzialmente incompatibile con la stessa natura umana e con l'ambiente che ci circonda, in costante, imprevedibile e inevitabile cambiamento.

In un simile contesto, un ruolo da protagonista è giocato dalla fiducia, sentimento capace di influenzare positivamente i mercati.

La fiducia è senza dubbio un sentimento molto profondo, influenzato da molteplici fattori, che caratterizza la personalità di ognuno.

Essa gioca un ruolo fondamentale in tutte le relazioni umane, e l’importanza della stessa in ambito economico e finanziario è stata evidenziata in diversi studi. Troppo spesso ci si rende conto della sua importanza solamente quando si riduce, provocando effetti anche molto negativi.

Senza fiducia non verrebbe mai concesso un prestito o una dilazione di pagamento; senza fiducia nessuno sarebbe disposto a creare una società con altre persone, e tantomeno a investire i propri risparmi per finanziare una società fatta da altri; senza fiducia nessuno affiderebbe i propri risparmi ad una banca, con conseguenze a dir poco negative per l'intero sistema economico...

Anche se dare una definizione di fiducia non è facile, si potrebbe dire che essa è l’aspettativa che la controparte all’interno di una relazione si comporti in maniera concorde con quanto promesso e non se ne approfitti.

Da sempre la fiducia ha rivestito un ruolo da protagonista in ambito economico essendo un vero e proprio “lubrificante”. Se si fa un salto nel passato e ci si immedesima in un mercante del Cinquecento, è immediato comprendere quale fosse l’importanza della fiducia. I rischi connessi con tale attività erano indubbiamente molto elevati (dal pericolo di essere assaliti e derubati da briganti durante il viaggio, all’incertezza sulla possibilità di trovare un acquirente, nonché il rischio di non ricevere alcun pagamento). In sintesi, non c’era alcuna garanzia per chi operava nel commercio su grande scala. Ad aggravare la situazione, la scarsità di informazioni e la difficoltà di reperirle. Ancora una volta emerge la fiducia come elemento chiave.

Ma anche nel presente, nel mondo del big data e dell’internet delle cose, il ruolo della fiducia è tutt’altro che trascurabile.

Quasi senza rendersene conto, si entra quotidianamente (anche se virtualmente) in contatto con moltissime persone che di fatto non si conoscono (si pensi a quando si fanno acquisti online). Si può dire che riporre fiducia in persone che non si conoscono diventa fondamentale, un'esigenza. La si può quindi vedere come un ingrediente fondamentale, indispensabile, in tutte le relazioni commerciali, capace com’è di creare le condizioni necessarie affinché possano essere strette convenienti e importanti relazioni d’affari.

In un mondo ideale, nel quale i mercati siano sempre perfettamente in equilibrio, senza inceppi o quasi, dove l’asimmetria informativa è assente e tutto viene spiegato dal meccanismo dei prezzi, la fiducia perde rilevanza. Ma lasciando gli asettici modelli teorici, addentrandosi nel mondo vero, ci si rende presto conto che una delle sue caratteristiche principali è l’incertezza: notizie e dati a disposizione sono limitati e gli scambi avvengono anche in condizioni di incertezza. È quindi possibile affermare che l’uomo è guidato nelle sue scelte di consumo e di investimento da tanti fattori di natura anche psicologica; le ondate di fiducia e di sfiducia che si generano nel mercato sono sicuramente una variabile che ha il suo peso nell’influenzare il comportamento degli individui.
L’aspetto chiave, quindi, è la condizione di incertezza nella quale si trova quel soggetto che decide di accordare la propria fiducia. Questo, infatti, non avendo la possibilità di controllare completamente il mandatario della fiducia, è esposto alla condotta di quest’ultimo.

Il ruolo giocato dalla fiducia è evidente quando si considerano i mercati finanziari. Il diffondersi di una buona notizia porta con sé un senso di ottimismo e di fiducia. Viceversa, se viene a crearsi un contesto dove a farla da protagonista è il senso di incertezza, il diffondersi di notizie negative genera crisi auto-avverantesi.

Se gli investitori ritengono non più solvibile un determinato operatore, il senso di sfiducia dilaga. Ciò porta alla vendita in massa dei titoli emessi da quella particolare istituzione, con conseguente riduzione del loro prezzo e rialzo del rendimento. Ciò porta a potenziali perdite in conto capitale per gli investitori, al quale si aggiunge un aggravio dei costi per l'emittente (che dovrà pagare interessi più elevati), nonché il rischio di liquidità per lo stesso (dovuto al fatto che gli investitori vendono in massa i loro titoli). Quest'ultimo può anche degenerare nella peggiore (ma non escludibile) delle ipotesi nel fallimento.

Per quanto riguarda la scelta di investire in titoli ad alto rischio, la fiducia nel consulente finanziario al quale affidarsi, nella propria banca e la fiducia nelle istituzioni finanziarie sono condizioni necessarie.

Considerando un investimento in azioni o in titoli ad alto rischio, la scelta fatta dal risparmiatore si basa necessariamente sui dati che ha a disposizione, i quali consentono una valutazione del costo opportunità dato da rischio e rendimento attesi. Resta comunque fermo il fatto che l’investitore deve fare affidamento su tutte le informazioni usate: i dati, le notizie, le stime, possono anche contenere errori, essere poco precisi oppure validi fintanto che un evento imprevisto si verifica, smentendo così ogni assunzione fatta. In altri termini, pur basando la scelta su una valutazione anche molto attenta dei dati, si fa pur sempre un atto di fiducia nel momento in cui si opta per l’investimento in titoli rischiosi.

Il livello di fiducia varia nel corso del tempo. Ci sono eventi capaci di far crollare la fiducia, altri sono in grado di farla crescere. In generale, nel corso del tempo la fiducia subisce delle variazioni più o meno repentine. Un crollo di fiducia è quasi sempre sintomo di una situazione problematica. Molto spesso, in presenza di una crisi, la situazione viene aggravata quando la fiducia va scemando.

Citando la filosofa Annette Baier, si può dire che “la fiducia è come un’atmosfera, è come l’aria che respiriamo; ci rendiamo conto di essa quando scarseggia oppure quando è inquinata”.
La conclusione alla quale si è pervenuti riflette, in un certo senso, l’osservazione della Baier.

Ciò che si è fatto è un’analisi econometrica, basandosi su dati provenienti da due diverse indagini: la Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe (SHARE) e la World Values Survey (WVS).

La prima, condotta a livello europeo, è un pilastro per la ricerca a tale livello, in quanto raccoglie dati sulla salute, sullo status socio-economico e sulle reti sociali e familiari.

L’obiettivo di tale indagine è fare un’analisi approfondita del processo di invecchiamento in Europa.
La WVS, invece, ha una differente matrice. Essa è un’indagine sui valori, condotta a livello mondiale. In particolare, si sofferma sullo studio dei valori e del loro cambiamento nel corso del tempo per meglio capire il loro impatto sulla vita sociale e politica.

La necessità di prendere in considerazione due diverse fonti di dati deriva dal fatto che nell’indagine SHARE è presente una domanda troppo generale sulla fiducia, incapace di cogliere in maniera efficace tale dimensione, molto complessa da misurare. La WVS, indagine specifica sui valori, pone svariate domande relative alla fiducia: non solo fiducia in generale, ma anche fiducia nei membri della propria famiglia, nel vicinato, nelle persone che si conoscono e in quelle che si incontrano per la prima volta, in quelle professanti una diversa religione piuttosto che in quelle aventi una diversa nazionalità. Ferma rimanendo la difficoltà di misurare la fiducia, ponendo domande volte a coglierne differenti sfaccettature, probabilmente, è possibile ottenere delle misurazioni maggiormente affidabili.

Le diverse variabili sulla fiducia, stimate sui dati WVS, sono state successivamente usate con i dati del campione dell’indagine SHARE, al fine di comprendere quale fosse l’influenza di tali dimensioni nel possesso di titoli rischiosi.

Il lavoro è stato condotto in maniera speculare su dati relativi a due periodi differenti: il pre e il post crisi del 2007-2008.

Il numero di variabili sulla fiducia risultate statisticamente significative usando i dati del post crisi è maggiore rispetto a quanto emerge nelle stime basate sui dati del pre crisi.

Una possibile spiegazione di questa differenza tra i due periodi può essere vista nella minore certezza, sicurezza e stabilità economica che caratterizza il periodo successivo alla crisi. In una situazione come questa, forse, la fiducia può davvero fare la differenza.